Vino Nobile di Montepulciano: il vino del popolo che diventa signore
Il Vino Nobile di Montepulciano è uno dei vini più antichi e prestigiosi d’Italia, ma anche uno dei più confusi. L’errore in cui spesso si incorre, infatti, è quello di scambiare il suo nome con quello del Montepulciano d'Abruzzo, vino abruzzese prodotto con l'omonimo vitigno, a differenza del toscano Vino Nobile che, invece, è vinificato da un'antica selezione clonale del vitigno Sangiovese detto Prugnolo Gentile ed è toscano, prodotto nel Comune di Montepulciano in provincia di Siena.
Un vino che affonda le sue origini al tempo degli Etruschi e che nel tempo divenne il prediletto dalla nobiltà – da qui il suo nome – non solo italiana. Re Guglielmo d’Inghilterra, ad esempio, ne andava pazzo, tanto che nel 1669 inviò una delegazione nel Granducato di Toscana per procurare alla sua corte il Vino Nobile di Montepulciano.
Oggi questa perla enologica fiore all’occhiello dei vini rossi made in Italy è rappresentata dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, nato nel 1965 con l’obiettivo di tutelare e promuovere l’immagine del Vino Nobile di Montepulciano in Italia e nel mondo. Attualmente i viticoltori soci del Consorzio sono 230 e rappresentano oltre il 90% della superficie vitata, ovvero quasi la sua totalità.
Il Vino Nobile di Montepulciano tra realtà e leggenda
Un'antica leggenda racconta che Montepulciano è stata fondata per volontà del re etrusco Lars Porsenna, che si trasferì da Chiusi sull'antico colle di Mons Mercurius a cui poi fu cambiato il nome in Mont Politicus. Ed è qui che è stata ritrovata nel 1868 una kylix, la prima coppa da vino della storia. A figure rosse di produzione chiusina, questo calice primordiale riporta la rappresentazione di Flufluns, il Bacco etrusco dio del vino, che gioca insieme a una menade al cottabo, un gioco in cui il vino era protagonista.
Il documento più antico riferibile al vino di Montepulciano risale invece al 789 e riporta del chierico Arnipert, che offrì alla chiesa di San Silvestro o di San Salvatore a Lanciniano sull'Amiata, un pezzo di terra coltivata a vigna posta nel castello di Policiano.
Rosso e Nobile di Montepulciano, quali sono le differenze?
La Doc (denominazione di origine controllata) del Nobile di Montepulciano risale al 1966, mentre il riconoscimento della Docg (denominazione di origine controllata e garantita) arriva nel 1980, segnando una nuova vita per questo vino. Sempre nel 1980 è stata istituita anche la Doc Rosso di Montepulciano, che da allora si affianca alla Docg del Vino Nobile di Montepulciano, distinguendosi da essa unicamente per quanto riguarda resa per ettaro, gradazione alcolica e invecchiamento, mentre l'area di produzione è la stessa. Sono i produttori che decidono a quale denominazione indirizzare i propri vini, in considerazione dell'esposizione dei terreni, del decorso climatico della stagione e di tutti gli altri elementi che possono rendere più adatto l'impiego delle uve per la produzione dell'una o dell'altra tipologia.
Il palazzo del vino
Tra le varie iniziative svolte dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano c’è l'Enoteca consortile situata in Piazza Grande a Montepulciano, alle spalle del magnifico Pozzo dei Grifi e dei Leoni (restaurato grazie ad un intervento congiunto delle cantine e del Comune), nei suggestivi sotterranei del Palazzo del Capitano. Nello stesso, storico edificio, si trovano gli uffici del Consorzio; inoltre il complesso ospita anche il Laboratorio Analisi Agro-alimentari e il Centro informazioni della Strada del Vino Nobile di Montepulciano, strutture di cui l’ente è socio. Per questo si parla di "Palazzo del Vino", che si affaccia sullo stesso spazio di cui fanno parte il Palazzo Comunale e la Cattedrale. In un luogo così suggestivo come l'Enoteca è possibile non solo ammirare le bottiglie in esposizione ma anche conoscere e degustare tutti i vini degli associati al Consorzio.
Le caratteristiche del vino
La caratteristica principale del Vino Nobile di Montepulciano è la grande eleganza, un vino che ha sempre un giusto equilibro, con belle capacità di invecchiamento ma che dà grandi soddisfazioni anche bevuto giovane. Parlando poi delle ultime annate, il 2012 è stata considerata dal Consorzio una vendemmia 5 stelle, il massimo del riconoscimento, quindi si tratta di vini di grande pregio e invecchiamento, che si possono abbinare con formaggi Riserva o una tagliata di controfiletto con lardo di Cinta Senese. La 2013 è stata classificata 4 stelle, perfetta servita con un prosciutto crudo e un picio al sugo finto di anatra. Infine la 2014 è un’annata 3 stelle, è molto piacevole di beva e si abbina stupendamente con un Pecorino di Pienza di media stagionatura o una pappardella al ragù di cinghiale. Infine, non dimentichiamo le Riserve, come l’austera 2010, ottima con il peposo. Le valutazioni delle annate dal 1945 a oggi si trovano sul sito del Consorzio.
Quanto ai vini da tenere in carta, l’ideale sono sei: due Nobili base, due di fascia intermedia e due superiori.